Volevo cominciare con cose leggere.
Pensavo di cominciare con cose belle.
Poteva essere una buona idea!
Ma poi mi sono ritrovata, proprio un giorno prima di questo strano Natale, a pensare: Io ci rinuncio!
Ero sul divano, con il pc aperto davanti, il sito era in costruzione ma le parole per raccontarmi non venivano. Mi suonavano banali, erano vuote, o troppe.
È stata questione di un attimo, e mi sono ritrovata come quando da bambina accartocciavo il foglio su cui fino a poco prima stavo tentando di disegnare qualcosa con scarsi risultati, o abbandonavo il Das sul tavolo dopo aver tentato di farne una giraffa, o una tazza, o qualche altra originale opera artistica.
Ci rinuncio!
Chi me lo fa fare?
Non sono capace!
Maledette insicurezze che bussano forte alla porta!
E non capita solo da bambini. Altrochè! Anche da grandi ci confrontiamo con le cose nuove con aspettative più o meno elevate verso noi stessi. E proviamo una frustrazione non tanto diversa quando non riusciamo.
La paura di non farcela è un sentimento che ho bistrattato tante volte negli anni. Non volevo mi inchiodasse al muro e pensavo che per andare avanti fosse meglio non ascoltarla.
Ora lo so, da terapeuta lo so bene, anche se poi a volte me lo dimentico pure io, che per superarla bisogna soprattutto averne rispetto. E cura. Molta più di quanta, spesso, ne hanno avuta i grandi per le nostre da bambini. E so che è più facile dirselo che metterlo in pratica, talvolta.
“Cerca di metterci te stessa” : mi ha scritto Cristiano (Riscatto Fotografico), che si occupa delle fotografie, della struttura del sito e anche, a quanto pare, di sopportare i miei fogli accartocciati. “Sì, questo lo posso fare”: gli ho risposto senza pensarci in quel pomeriggio di nebbia fitta. Alla sera ho riletto quel dialogo. Ed ho pensato a quanto, oltre alla cura per le nostre paure, sia importante trovare una voce dentro o fuori di noi che ci riporti a quello che già abbiamo ottenuto per noi stessi. Una voce anche flebile, almeno all’inizio, da cercare, coltivare e custodire. Che possa, quando serve, raccontarci che non siamo al punto zero. Che ci ricordi chi siamo. Anche quando noi ce lo stiamo dimenticando.
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