Ho sognato che ci era impedito toccarci. Qualche strana sostanza invisibile e impalpabile si metteva tra noi e impediva i contatti.
Allungavo le braccia e cercavo invano di raggiungere mani e corpi amici.
Mi sono svegliata di soprassalto alle 4.17 e ho realizzato che non era un incubo troppo distante dalla realtà.
È stata questa la parte più difficile.
In questa strana dimensione che stiamo vivendo ormai da mesi sento le distanze tra me e gli altri accorciarsi e allungarsi in modo imprevedibile, senza nesso logico con gli eventi. Come Alice nel Paese delle meraviglie. Solo a seconda del boccone di biscotto che mi trovo davanti e addento oggi.
Non è il mio corpo, però, ad assumere dimensioni enormi o piccolissime, ma lo spazio tra me e gli altri. La distanza fisica rimane necessariamente con quasi tutti almeno un metro ma dentro a volte sento gli altri vicini vicini, a volte fatico a ricordarmi che esistono.
Viviamo un tempo surreale che potrebbe a suo modo anche essere un’occasione. Una sfida. Già lo è, di fatto. Volenti o nolenti.
Un tempo che a me rende ogni giorno più evidente l’ esigenza che ho di essere io a governare la distanza nelle relazioni. Nel vicino, e nel lontano.
Come i gattini e i bambini piccoli quando cominciano ad esplorare intorno a loro, e poi corrono di corsa indietro da mamma gatta o dall’umano adulto che li aspetta fermo poco distante. Tu stai lì, io vado e torno. So che in questa situazione è altro da noi che ci governa. Ma alla fine, a ben pensarci, non è tanto diverso dal solito.
Con la differenza, per me questa sì sostanziale, che adesso non possiamo scegliere di vederci per rassicurarci quando le paure nell’allontanarci troppo dalle persone a cui vogliamo bene si gonfiano dentro.
Ma poi, in fondo a tutto questo arzigogolato pensiero la domanda che mi rimane è: perché Alice li mangia quei biscotti? Io penso lo faccia per provare a cavarsi dagli impicci, tentare di governare lei la sua strada attraverso il Paese delle Meraviglie. E poi anche perché è una bambina curiosa, che se legge “Mangiami” non se lo fa ripetere due volte. E secondo me ha anche voglia di scoprire cosa le accade nell’imprevedibile. E, mi viene in mente ora, è senza dubbio golosa. Che in effetti è una cosa che non guasta nella spinta alla scoperta di noi stessi.