Ieri ero al telefono per lavoro e mi sono arrabbiata molto. Ho alzato la voce. Non mi capita spesso nella mia professione, per fortuna. Il pomeriggio è stato dominato dal giudizio e dalla vergogna per avere urlato in modo poco professionale. Senso di colpa e immediata giustificazione nel ripetermi le offese sentite dal mio interlocutore in loop nella mia testa.
Poi mi sono tornate in mente le immagini di un libro illustrato: “Urlo di mamma”. E’ un grande classico della letteratura per bambini, un libro sempre attuale, potente e coraggioso. Tanti anni fa un’ amica mi ha raccontato che il figlio di tre anni le chiedeva di leggerlo insieme, una volta dopo l’altra, e poi ancora, con la costanza che i bambini hanno quando si tratta di cose serie. “Mamma, si è arrabbiata tanto questa mamma pinguina, vero?” “Sì, tanto”. “E ha urlato forte fortissimo. Come fai tu!” Sì, ci vuole un coraggio a leggerlo da genitori, e a leggerlo ai propri figli forse di più. Ma quanto è bello che possa accadere?
Perché della propria rabbia da genitori è difficile parlare ai figli. E più in generale, della rabbia è difficile parlare. Di solito ci si scherza sopra, si nasconde o si minimizza, si confonde o si rivolta su se stessi. La si giustifica pensando a quella dell’altro. Ci si fanno promesse anche da grandi: “Non lo faccio più!”, “La prossima volta sarà diverso”. Anche la mia rabbia di ieri era stata seppellita da tutto questo. Insieme alle sue sacrosante ragioni di esistere. Attuali e passate. Presenti e profonde.
“Urlo di mamma” è una storia che parla di rabbia, delle urla e delle loro conseguenze usando immagini potenti che non so e forse non voglio raccontare a parole. Ma il libro non finisce lì. Va oltre. Le immagini raccontano quello che ci può essere dopo. E i miei pensieri vanno ad un altro libro, fatto di parole stavolta. Parole dure, autentiche, libere e liberatorie: “Il libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto”. Entrambi parlano della possibilità di ricucire. Possibilità che nella sua incertezza anche da grandi fa molta paura. Possibilità difficile da immaginare talvolta. Possibilità di cui è prezioso, nel corso della vita, poter fare e trasmettere esperienza.